“La recente spinta dell’Amministrazione Capitolina ad incentivare l’uso dello smart working, con un accordo quadro di indirizzo, pone un interrogativo importante, che non può non essere affrontato da chi si occupa del mondo del lavoro: lo smart working, strumento essenziale per la conciliazione vita lavoro, caratterizzato da contesti e conseguenze molteplici sul piano dell’organizzazione, ma anche della vivibilità degli ambienti e degli scenari urbani, deve essere considerato uno strumento isolato, magari un’opportunità per risolvere problemi collegati (come ad esempio la congestione del traffico urbano), oppure deve essere accompagnato da una profonda visione di sistema, insieme ad una rivoluzione dell’approccio all’organizzazione? Per noi, che rappresentiamo i lavoratori, non può che essere un’opportunità per il mondo del lavoro”
Così in una nota la UTL di Roma, che ha affrontato un confronto a tutto tondo, con le Federazioni UGL coinvolte, sulle opportunità, le potenzialità ed i vantaggi dell’utilizzo dello smart working nel contesto di Roma Capitale.
“E’ dal periodo post-pandemico che ascoltiamo le richieste dei settori produttivi che insistono su Roma Capitale, che richiedono a gran voce un ricorso più massivo allo smart working, facendoci portavoce convinti di una necessità che non è solo del singolo lavoratore, ma della compartecipazione alla produttività. La Ugl di Roma, contestualmente ai Segretari Provinciali delle nostre Federazioni UGL” – continua la nota – “hanno ufficialmente inviato, già prima dell’apertura dei 6.000 cantieri, richieste di innalzare l’utilizzo di questa leva organizzativa: non tanto per l’approssimarsi dell’Anno Santo della Chiesa Cattolica, ma perché Roma, risulta da troppo tempo ormai una città completamente allo sbando, anche solo dal punto di vista della viabilità”.
“Una soluzione così impattante come lo smart working, prosegue la nota, va inserita all’interno di una visione generale, che comporti una rivoluzione nell’approccio del lavoro e dell’armonizzazione con la vita privata, ma anche del contesto urbano e nel tessuto produttivo di Roma Capitale: non si può pensare di ricorrervi solo come strumento palliativo al traffico, con un accordo, oltretutto, di indirizzo che rimanda le soluzioni, come è normale che sia, alla negoziazione di secondo livello.
Servono scelte ampie, confronto condiviso, ma anche la voglia di considerare le strumentazioni fornite dalla contrattazione sul lavoro opportunità principalmente per i lavoratori e per le loro vite, utilizzandone poi i vari vantaggi che potrebbero collegarvisi. Ad esempio, perché non immaginare un progetto d’insieme, collegato ad altre iniziative, che possano comunque ottenere un risultato di armonizzazione di vita e, di conseguenza, anche di decompressione della viabilità? Perché, per esempio, non puntare sulla riconversione di alcune aree e stabili, rivalutando immobili di proprietà del Comune come spazi di coworking, che possano costituire dei veri e propri hub tecnologici per raccogliere in sé lavoratori, magari in zone urbane meno trafficate, che siano ben servite anche a livello di mobilità? Dai dati INPS del 2022, per esempio, risultano disponibili a Roma più di 290.000 metri quadri di spazi inutilizzati, che potrebbero essere reimpiegati in questo senso, oltre a 80.000 appartenenti all’INAIL.
“Bene lo smart working ed anche l’invito ad un ricorso più incisivo di questo strumento, ma che non sia una “scusa” per risolvere problemi che andrebbero affrontati in modo diverso”, procede la nota.
“Roma ha ancora più di 6000 cantieri aperti, con l’apertura dell’Anno Santo è previsto l’arrivo di 35 milioni di pellegrini, già oggi la situazione è insostenibile, siamo davvero convinti, come dichiara il Sindaco, che lo smart working debba essere utilizzato solo come strumento per decongestionare il traffico cittadino? E solo ora, a pochi giorni dall’apertura della Porta Santa, per di più per un periodo così limitato nel tempo? Ed in più, l’Amministrazione Capitolina è stata in grado, nel contempo, di dotare gli uffici comunali di un’organizzazione che possa essere efficace anche in presenza di massivo ricorso allo smart working, viste le carenze che affliggono i romani e che ovviamente non dipendono dai dipendenti di Roma Capitale? “Così conclude il Segretario Ugl di Roma e Provincia, Ermenegildo Rossi. “Questa preziosa leva organizzativa dovrebbe essere declinata con più responsabilità ed in un quadro di insieme, mentre si affrontano i problemi con responsabilità e senza costruire opportunità politiche ad hoc: lo smart working dovrebbe diventare soluzione strutturale sempre, non solo quando fa comodo al Sindaco”. A noi sembra che, anche in questo caso, il Sindaco di Roma sfrutti un’occasione preziosa per Roma, i suoi abitanti e tutti quelli che ci lavorano, per costruire un successo personale. Invece di affrontare la situazione fuori controllo di Roma, con lo smart working, si è cercata una soluzione temporanea e strumentale, per mascherare l’incapacità manifesta di gestire il traffico cittadino”.